“Inizia da dove sei. Usa quello che hai. Fai quello che sei capace di fare.” Arthur Ashe
Questa mattina ho portato mia figlia all’asilo, come tutte le mattine.
Abbiamo fatto colazione, ci siamo preparate e siamo uscite di casa, un po’ di fretta, perché come al solito eravamo in ritardo.
Lei, da bambina di due anni e mezzo, ama guardarsi intorno mentre andiamo verso l’asilo.
Durante la strada, indica molte cose che vede e si ferma ad osservarle con curiosità: le macchine, un guanto per terra, il quartiere dall’alto della mulattiera che tutti i giorni percorriamo, uno scalino rotto.
Non vi nego che queste tappe intermedie da una parte mi divertono, ma dall’altra mi stancano molto, perché per percorrere una distanza di circa 500 metri, di solito ci mettiamo almeno 20 minuti.
In ogni caso, anche questa mattina il risultato è stato raggiunto e ho “consegnato” mia figlia sana e salva alla maestra che l’accoglie tutte le mattine.
E subito dopo, sono scesa di corsa per andare a fare la spesa: latte, pane, carne, prosciutto… Anche una tavoletta di cioccolata, dai… E poi di nuovo a casa per iniziare la mia giornata di lavoro.
Mi accorgo, quasi inconsciamente, che le persone non si guardano mai.
Ne’ al supermercato, ne’ per strada.
Ma è solo un lampo, perché la mia ingombrante razionalità prende il sopravvento e mi ricorda di tornare a casa di corsa, perché anche oggi ho molti compiti da portare a termine.
Riprendo quindi il mio cammino e mentre sono quasi a casa, me ne accorgo.
Un piccolo foglietto bianco, plastificato, che spunta appeso ad una grata, con un cordino bianco e rosso.
Può essere qualsiasi cosa, una richiesta di lavoro, una pubblicità o uno scherzo, eppure mi fermo a leggere. E appena leggo quella frase, il mio cervello manda un impulso di piacere al mio organismo, e sorrido.
Inizia da dove sei. Usa quello che hai. Fai quello che sei capace di fare.
Un piccolo dono, da una persona sconosciuta, ad un numero indefinito di persone altrettanto sconosciute.
Ma io lo sento, in quel momento, come un dono per me.
Per quale motivo?
- Perché proprio in questo periodo, in questo mondo, dove le cose ci scivolano addosso e siamo obbligati alla distanza fisica, una piccola frase donata senza volere nulla in cambio, rende la mia giornata migliore.
- Perché mi rendo conto che mia figlia ha ragione: bisogna osservare con attenzione quello che ci circonda, perché potremmo trovare il bello dove non penseremmo mai di trovarlo.
- Perché è assolutamente vero. Non si può fare altro che iniziare da dove si è, usare quello che si ha e fare quello di cui siamo capaci, per creare valore e un mondo migliore, per noi stessi e per chi ci sta intorno.
Io sto cercando di farlo, nel mio piccolo, con il mio progetto Psicologi nella Rete.
Mi piace comunicare, mi piace il mondo digitale e penso che dovremmo imparare tutti ad utilizzarlo per creare valore.
Noi psicologi, a maggior ragione, siamo chiamati ad essere professionisti della comunicazione etica.
Ognuno a suo modo, ognuno con quello che ha a disposizione, mezzi, risorse ed energie.
Prima ci renderemo conto di questo, prima trasformeremo questo mondo, fisico e digitale, in un luogo migliore in cui vivere e stare bene.
Oggi, quando mancano dieci giorni a Natale, con questa riflessione voglio farvi un piccolo regalo, come la persona che ha lasciato il biglietto lo ha fatto a me.
Proviamo davvero ad iniziare, oggi, da dove siamo, a vivere il nostro presente in modo più consapevole. Fermiamoci ad osservare le cose che ci circondano, iniziamo a guardare le persone negli occhi, e a sorridere.
Usiamo le nostre capacità e competenze per creare valore. Nessuno ce le ruberà, sono nostre e rimarranno nostre per sempre.
Infine, cerchiamo di aiutare qualcuno, magari in modo inaspettato, e rendiamo la sua giornata migliore, almeno un pochino.
Anche con una sola frase.
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